HIGH STRANGENESS (2026) – ca. 19′30″
I. Tempo d’Attacco, II. Tempo di Mezzo, III. Arioso, IV. Finale
Organico: QUARTETTO PER LEGNI & PIANOFORTE
FLAUTO, CLARINETTO (in Sib), FAGOTTO, PIANOFORTE
Licenza: © 2026 Alexandre Casaccia (SACEM). Tutti i diritti riservati
NOTA DI SALA
High Strangeness, quartetto per legni e pianoforte, esplora il confine sottile tra forma classica e disintegrazione onirica. Strutturato in quattro movimenti, il brano si sviluppa come un dialogo fra ordine e dissoluzione – un processo che il compositore definisce di deformazione. A differenza della variazione tradizionale, in cui un tema si trasforma internamente attraverso processi melodici, armonici o ritmici, qui l’enfasi è posta sulla trasformazione del contesto in cui le idee musicali appaiono. Il materiale può ricorrere quasi identico, ma essere ridefinito a causa del nuovo ambiente, generando un effetto al tempo stesso surreale e familiare.
High Strangeness gioca così lungo la linea di faglia della percezione – lucido, inquietante e impeccabilmente strano – offrendo una meditazione sulla ripetizione, la percezione e l’instabilità del significato. Il risultato è una sorta di allucinazione musicale: strutturata, dettagliata, ma sempre prossima a sfuggire di mano. Il titolo stesso, preso in prestito dal vocabolario degli studi paranormali, allude a questa duplicità: High Strangeness evoca qualcosa di innegabilmente reale, eppure vagamente impossibile. In questo brano, il linguaggio classico incontra la logica surreale del sogno, invitando l’ascoltatore ad abitare entrambi i mondi contemporaneamente.
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